Comunicarsi con la mano è peccato?

La Chiesa cattolica è sempre stata fedele alle prescrizioni apostoliche. S. Tommaso d’Aquino (1222-1274) ne è l’eco: «La distribuzione del Corpo di Cristo appartiene al sacerdote per tre motivi:

Ð In primo luogo, perché è lui che consacra, tenendo il posto di Cristo. Ora, è Cristo stesso che ha consacrato il Suo Corpo nella Cena, ed è Lui stesso che lo ha dato agli altri da mangiare. Dunque, se la consacrazione del Corpo di Cristo appartiene al sacerdote, altrettanto appartiene a lui la distribuzione.

Ð In secondo luogo, il sacerdote è stabilito intermediario tra Dio e il popolo. Di conseguenza, come a lui spetta l’offrire a Dio i doni del popolo, altrettanto spetta a lui donare al popolo i doni santificati da Dio.

Ð In terzo luogo, per il rispetto dovuto a questo Sacramento, nulla può toccarlo che non sia consacrato. Per questo motivo, il corporale e il calice vengono consacrati, ed altrettanto le mani del sacerdote vengono consacrate per toccare questo Sacramento, e nessun altro ha il diritto di toccarlo se non in caso di necessità; per esempio: se il Sacramento cadesse per terra, o in altro caso di necessità»1.

Persino Paolo VI, nella Sua enciclica “Mysterium Fidei” (3.IX.1965) scrisse che non bisognava cambiare il modo tradizionale di ricevere la Comunione2.

Ma il demonio entrò tra le fessure del Tempio di Dio, per demitologizzare la pratica apostolica della Comunione con la bocca, insinuando, attraverso liturgisti disonesti, di adottare la pratica di comunicarsi con la mano. Un esempio significativo di questa speculazione sull’ignoranza dei fedeli e... dei preti, fu la “Nota” del Consiglio permanente dell’Episcopato francese. Nel presentare quella “Nota” del Consiglio, si volle spudoratamente precisare che “La Storia ci insegna che i fedeli hanno ricevuto così la Comunione durante i primi dieci secoli della Chiesa”.

Ma questa era una menzogna, anche se fatta pubblicare sulla “Documentation Catholique” (N. 1544 del 20 luglio 1969, col. 672), in calce alla pagina!

Quello che sorprende di più è che ben pochi sacerdoti hanno reagito a questa menzogna di un’affermazione gratuita, mai verificata, presentata come regola o usanza generale dei primi secoli della Chiesa. E così, quel “fumo di Satana” penetrò nella chiesa, Tempio di Dio!

E questa menzogna fu addirittura garantita spudoratamente da Annibale Bugnini, il 1° giugno 1973, su l’Osservatore Romano (pp. 4 e 11), dove si legge che la Comunione con la mano “non era uso particolare all’uno o all’altra delle chiese, ma comune in tutto l’orbe cristiano” (sic!).

Un’altra bugia, e più seducente, fu quella di affermare l’esempio di Gesù Cristo nell’ultima Cena, autorizzando, così, la licenza di questa “nuova Liturgia”, fondandosi sugli ordini che Egli diede agli Apostoli: l’ordine di prendere e quello di mangiare. Ora, il Vangelo ci dice che Gesù quell’ordine l’aveva dato ai suoi Apostoli che faceva preti; inoltre, il testo latino della Volgata fa comprendere che gli imperativi “accipite” e “sumite” indicano il senso della recezione e non quello della approvazione o della presa, nel qual caso sarebbe stato tradotto in latino con “capite” o “apprehendite”. Quindi, non c’è un “prendite”, ma un “ricevete”.

***

Le anime ingenue e la mancanza di apprendimento catechistico, fa credere a loro che un “permesso” o una “autorizzazione” faccia lecito il suo oggetto, perché dato come “legale” da un vescovo o da un sacerdote.

Ma tutti costoro non sanno che il “legale” deve coincidere con il “lecito”, per dettare un “diritto”.

A conferma, ricordiamo l’Istruzione vaticana “Memoriale Domini” del 28 maggio 1969, che dice: «Avuto riguardo alla gravità dell’oggetto e al valore degli argomenti invocati, il Sovrano Pontefice non ha pensato di dover cambiare il modo tradizionale di distribuire la Santa Comunione ai fedeli. Anche la Santa Sede esorta vivamente i vescovi, i sacerdoti e i fedeli a rispettare attentamente la legge sempre in vigore, la quale vien di nuovo confermata».

Anche nell’ultima edizione, ufficialmente promulgata, del “nuovo Messale” (26. 05. 1970), che ristabilisce il costume tradizionale nei suoi diritti, vi sono due nuove precisazioni, figuranti negli articoli 117 delle nuove rubriche:

1) l’articolo 80 enumera gli oggetti da preparare per la celebrazione della Messa: il piattello per la Comunione - “patena pro comunione fidelium -;

2) l’articolo 117, in cui si descrive come deve svolgersi la Comunione: il sacerdote presenta l’ostia al fedele e questi, tenendo la patena sotto il volto, riceve il Sacramento (et tenens patenam sub ore, Sacramentum accipit”).

Anche l’Istruzione vaticana “Liturgicae instaurationes” del 5 settembre 1970, conferma (art. 12): “As Missam vero quod attinete, omnes facultates exsperimenta exequenti... vim suam amisisse censendae sunt”. Ossia: per quanto concerne la Messa, tutti i permessi di fare esperimenti... devono essere considerati come aventi perso la loro forza.

Del resto, “la Chiesa ha sempre riconosciuto come autentiche e ricevibili solo le tradizioni che sono state conservate e che ci sono pervenute tramite una successione continua, non essendo più accolte le pratiche abbandonate”3.

Quindi, la falsificazione dei testi, usati da Bugnini e seguaci, permette di dire che coloro che comunicano, ingiungendo di comunicarsi con la mano, commettono un atto peccaminoso per vari aspetti.

Ð Primo aspetto: è una disubbidienza alla Tradizione, perché ha il carattere di una rottura con un costume continuo che ci fu nella Chiesa primitiva e dopo, che ci fa pensare a uno spirito di scisma.

Ð Secondo aspetto: è quello di una ingiustizia, sia per l’empietà che mostra verso Dio di cui lede la divina Maestà, sia per l’empietà verso il Sacerdozio cattolico di cui ne usurpa le prerogative.

Ð Terzo aspetto: è che questi peccati non sono solo materiali, ma anche formali; sono anche degli atti peccaminosi, per non dire anche sacrileghi, essendo chiaramente contro i testi dogmatici del Concilio ecumenico di Trento4.

Comunque, l’Episcopato e il Clero avrebbero dovuto sapere che il dare la Comunione sulla mano era una volontà che faceva parte di un “piano massonico”5, sognato e agognato da decenni.

Eppure la CEI6, nel novembre 1989, durante un raduno su questo tema, approfittando dell’assenza di molti Presuli (e perché?), con un “colpo di mano”, da parte di vescovi progredisti, neo-modernisti e filo-massonici, riuscì, con un solo voto in più (e con la truffa di alcuni voti non validi, perché appartenenti a non vescovi!), a far passare la pratica sacrilega della “Comunione sulla mano”. La CEI, quindi, con questo “placet”, dando in mano l’Ostia consacrata, facilitandone le sottrazioni, diede il via a profanazioni sacrileghe, “messe nere”, dispersione di frammenti d’Ostie consacrate, annullamento, o quasi, del ringraziamento dopo la Comunione, e via dicendo di altri gravissimi fatti, sempre sacrileghi. Non mancarono neppure esempi di studenti universitari che risolsero il loro problema finanziario, portando a Logge massoniche Ostie consacrate, ricevute appunto con la “Comunione sulla mano”!

Ora, se i due Concili di Firenze e di Trento hanno definito la “Presenza Reale” di Cristo anche nelle “particelle”, o “frammenti” di Pane eucaristico, essendo questi Concili “de fide”, diventa certo e logico l’affermare che la distribuzione della “Comunione sulla mano” diventa un gesto oggettivamente sacrilego.

Si legga, ad hoc, la definizione che dà lo stesso Diritto Canonico della parola “sacrilegio”: «sacrilegio è profanazione di persona, cosa e luogo, consacrati con rito religioso».

Ora, qui, nella Santa Comunione eucaristica, la “Presenza Reale” non è , forse, la stessa Persona di Gesù, Figlio di Dio e Dio Lui stesso, presente in Corpo, Sangue, Anima e Divinità, anche in tutti i “frammenti”? E questi, con la “Comunione sulla mano”, non possono facilmente cadere in terra ed essere calpestati, o finire nelle tasche, o essere messi nei corpi immondi di donne, come accade nelle “messe nere” e in altre profanazioni sataniche? E pur sapendo che questi sacrilegi sono una triste e inevitabile realtà, cosa si fa per evitarlo? Nulla? E quest’orribile omissione non è forse sacrilegio?7

Io mi domando: come si è potuti arrivare fino a questo punto!..

Non scrivo di fantasie, ma ben consapevole dell’esistenza di un “piano di sovversione cattolica”, pianificato da decenni nelle Logge massoniche, dove la pratica della “Comunione sulla mano” è stata premeditata da lunga data ed è stata preparata con un’azione progressiva che mirava a sfumare il senso del divino, sviando la spiritualità e specialmente allontanando le anime dal “ringraziamento” dopo la Comunione.

Si procedette, cioè, a tappe.

Per esempio: mentre nel 1890, in Belgio, sotto il cardinale Goosen, arcivescovo di Malines, si pubblicò un Catechismo in cui si diceva: “dopo essersi comunicati, bisogna fare almeno un quarto d’ora di ringraziamento”, nel 1915, sotto il cardinale Mercier, anch’egli arcivescovo di Malines, nel Catechismo rinnovato, c’era già la variante: dal “bisogna” si passava al “conviene”. Dall’obbligo, si era passati alla “convenienza” di ciascuno. Nel successivo Catechismo, sotto l’arcivescovo di Malines, Van Roey, nel 1954, non si faceva più neppure la menzione di fare quel “ringraziamento”.

Dalla “convenienza”, quindi, si era passati al “silenzio”! Un silenzio che dura tuttora!

E dopo il Vaticano II, sotto il cardinale Suenens, sparì anche il Catechismo. Non si insegnò più nulla di Catechismo! Si era arrivati, ormai, al mutismo assoluto, come se gli atti di Fede valessero più niente!

Anche l’abluzione delle dita del sacerdote, dopo la Comunione, divenne, nel “nuovo Messale”, convenienza, né le rubriche prevedono più la pulizia e lo sciacquìo del calice.

Questo e altro fece sfumare, dopo la soppressione del “ringraziamento” ogni senso del divino, come l’avevano già fatto i giansenisti e i quietisti. Così, Papa Innocenzo XI condannò la proposizione 32 dello spagnolo Michel Molinos: “Nec ante, nec post communion, alia requiritur oratio, aut gratiarum actio quam permanentia in solita resignatione passiva...”8.

E questo “ringraziamento”, dopo aver ricevuto la Santa Comunione, è richiesto appunto perché Nostro Signore Gesù Cristo è “presente col Suo Corpo, col Suo Sangue, la Sua Anima e la Sua Divinità” nel Sacramento.

È normale, quindi, che esso duri in noi, almeno quanto perdura in noi la Sua presenza eucaristica; ossia circa un quarto d’ora!

San Giovanni Bosco, a Frohsdorf, all’invito del conte di Chambord, fattogli due volte, immediatamente subito dopo la sua Messa, accettò con un segno di assenso del capo; nondimeno continuò, prima, fino alla fine, il suo “ringraziamento” a Gesù, appena ricevuto in Sacramento!

Così deve essere anche il nostro ringraziamento, “secondo le forze fisiche e l’età. È un dovere di ciascuno che si sia comunicato”9!

NOTE

8 Cfr. Bolla “Coelestis Pater”, 20 novembre 1687.

9 Decreto del 20 dicembre 1905, confermato da S. Pio X al & 4°.

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