Prosegue il dialogo tra il certosino intervistatore e San Bruno.
CG – Fino a che punto può arrivare il mio impegno?
SB – Fino a dov’è arrivato l’impegno di Gesù. Tutta la tua vita vissuta come quella di Gesù, povero, vergine, obbediente al Padre, totalmente dedito a Lui, impegnato a compiere la volontà del Padre, fino alla morte, per redimere e santificare l’umanità.
Se questi aspetti non sono stati estranei o accidentali alla vita di Gesù o alla sua missione redentrice, non possono esserlo nemmeno alla tua, che è una vita corredentrice. Infatti sei chiamato a prolungare, a ravvivare nel mondo questi aspetti della vita di Gesù. Ed è così che puoi vivere il tuo modo di essere “vittima viva, gradita a Dio”, unita a Cristo.
Perché seguire Gesù non significa solo imitarlo per essere più perfetti, più santi. Seguire Gesù significa, soprattutto, una comunione illimitata di vita, di affetti e di destino, che, come dicevamo prima, comporta sacrificio e lì finisce.
Perciò, figlio, non commettere l’errore di limitare la tua sequela di Gesù a una mistica pacata, senza impegno e senza la preoccupazione di donare, ogni giorno un po’, la tua vita: “quotidie morior”. Con quella “mistica” si possono fare alcune cose, ma resta fuori la principale: l’offerta di sé, che è caratteristica dell’essere “vittima viva, gradita a Dio, per mezzo di Gesù Cristo”.
Ricorda bene che Gesù ci ha detto: “Se qualcuno mi serve, seguimi e dove sono io, lì sarà anche il mio servo» (Gv 12.26). Egli attira la nostra attenzione sulla circostanza in cui pronunciò queste parole: prima della sua passione, quando era già arrivata “l’ora” di dare la vita per l’uomo. E come se l’invito non bastasse, aggiunge la parabola: «In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano gettato in terra non muore, rimane solo; ma se muore, produce molto frutto» (Gv 12,24).
Solo donando la propria vita a Dio, e attraverso Lui agli altri, la vita può moltiplicarsi e comunicare. Dove sembra che ci sia stato un fallimento, potrebbe esserci vita nella germinazione fertile.
Con questo, ciò che Gesù ci chiede è di restare consapevolmente disponibili, disposti a essere “il chicco di grano”, quella “vittima viva”, che muore ogni giorno per donare un po’ di vita a ciascuno. Cadere a terra e morire è la condizione imposta al grano affinché germogli e diventi spiga. Che si lasci consumare interamente nel fuoco è condizione indispensabile perché vi sia un vero olocausto della vittima.
CG – Padre, cosa significa “seguire Gesù” ed “essere dove Lui è”?
SB – Seguire Gesù ed essere dove Lui è “dimorare nel suo amore” (Gv 15,9) e in comunione di sentimenti con Lui (cfr Fil 2,5). Per questo gli Statuti ti dicono che non puoi essere una “vittima viva, gradita a Dio” separata da Gesù, slegata dai suoi sentimenti.
Quando manca Gesù si perde il centro e la calamita che unisce i nostri cuori e le nostre azioni attorno a Lui. Siamo quindi come atomi isolati e dispersi per coloro che non fondono la carità mistica del cuore di Gesù. Allora il nostro egoismo e i nostri interessi personali ci disperdono, come prima ci univa lo stesso amore e la convergenza di tutti verso Lui. Si direbbe che una forza centrifuga e maligna ci divide e ci separa sia da Gesù che dai fratelli. Allora ci giriamo da soli e ci scontriamo come uccelli ciechi gli uni contro gli altri, oppure corriamo in direzioni opposte, non importa quanto tutti dicano di andare alla ricerca di Gesù.
Qui hai una conferma di quanto ti dicevo prima: la tua unione, la tua vita e permanenza in Gesù non è statica, ma dinamica, sotto l’influsso e il dinamismo e la guida dello Spirito Santo. Lo stesso Spirito che spinse Gesù ad andare nel deserto e a dare la sua vita «per riunire i figli di Dio che erano dispersi» (Gv 11,52), è colui che chiama e spinge i seguaci di Gesù ad un amore senza limiti, arrendersi senza condizioni, “all’estremo”; anche dare la vita, se necessario.
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